Abu Sai’d Abu’l-Khayr: lo studioso che evitò il fanatismo
Chi era?
Abu Sai’d Fadhl-Allah ibn Abu’l-Khayr Ahmad ibn Mohammad ibn Ibrahim, noto anche come Sheikh Abu Sai’d Abu'l-Khayr, fu un famoso poeta e mistico iraniano vissuto dal 967 al 1049 d.C. Tra i poeti mistici più importanti nella storia della letteratura persiana, ha riversato su carta i suoi pensieri sotto forma di quartine, ovvero una strofa tradizionale della poesia persiana, composta da quattro versi con lo schema di rima AABA. Si ritiene che Abu Sai’d Abu'l-Khayr sia “il pioniere del misticismo pratico nella letteratura persiana”.
La vita
Abu Sai’d Abu'l-Khayr nacque in un luogo chiamato Mihleh, tra Abiward e Sarakhs. Suo padre, appassionato di misticismo, partecipava regolarmente a riunioni mistiche portando con sé suo figlio, introducendolo così al sufismo e permettendogli di incontrare personaggi del calibro di Abul Qasim Bashar Yasin, Abolfazl Sarakhsi, Loghman Sarakhsi e Abul-Abbas Qassab Amoli. Abu Sai’d imparò poi la giurisprudenza da Al-Qaffal al-Shashi e Abu Abdullah Khezri; si recò quindi a Sarakhs, Amol e Tus, ma alla fine scelse di rimanere ad Abu Ali Tartusi’skhanqah (un edificio progettato per la pratica spirituale e l’educazione religiosa) a Neyshabur. Studiò duramente e lavorò instancabilmente in quella città, ottenendo il titolo di “sceicco” o “murshid”. Trascorse dieci anni a Neyshabur prima di recarsi alla Mecca insieme a suo figlio, Abu Tahir Sai’d, per eseguire l'Hajj. Lungo la strada incontrò Abu al-Hasan al-Kharaqani (un nome ben noto nella storia del misticismo iraniano) a Shahrud, dove fu calorosamente ospitato. Abu Sai’d tenne l'ultimo incontro mistico della sua vita nel 1048 d.C., sfruttando l’occasione per presentare suo figlio, Abu Tahir, come suo successore, e per dare alcune istruzioni sulla sua cerimonia di sepoltura. Morì a Neyshabur e fu sepolto nella sua città natale.
Come evitò il fanatismo
Abu Sai’d Abu’l-Khayr insegnò ai suoi studenti a evitare il fanatismo: portava rispetto a tutti, indipendentemente dalle loro convinzioni; credeva sinceramente che il misticismo e il sufismo dovessero essere praticati piuttosto che discussi, e gli storici sostengono che considerasse la rabbia, l'oppressione e la tortura valori etici sbagliati e che, sebbene fosse possibile controllare l’umanità con la forza, sarebbe stato impossibile rendere qualcuno giusto in quel modo. Nonostante potesse vantare una rispettabile conoscenza di hadith, giurisprudenza e letteratura, non scrisse mai alcun libro o trattato. Tuttavia, alcune delle sue lettere ai suoi compagni, amici e familiari sono ancora disponibili. Per presentare la personalità di Abu Sai’d al mondo, i suoi nipoti compilarono “Asrar al-Tawhid” e “Discorsi e pensieri di Abu Sai’d”; alcune delle sue quartine furono inoltre pubblicate anche da Saeed Nafisi nel 1955. Attar Neyshaburi ha menzionato il nome di Abu Sai’d nelle sue opere, narrandone numerose storie sottoforma di poesia: nove sono contenute nell'“Ilahinameh” di Attar, cinque delle quali sono anche in “The Mantiq al-Ttair”, una in “Asrarnameh” e una serie in “Musibatnameh”.
I suoi eterni consigli
Abu Sai’d Abu’l-Khayr visse circa mille anni fa, ma i suoi insegnamenti e i suoi consigli morali rimangono ancora accurati, precisi e utili. In “Asrar al-Tawhid”, Abu Sai’d è descritto come un saggio che “ascolta tutte le opinioni su una particolare questione e le esamina a fondo, distingue il giusto dallo sbagliato, quindi sceglie ciò che è giusto e butta via ciò che è sbagliato; proprio come qualcuno che perde una moneta, ma setaccia ogni pezzetto di terreno per ritrovarla”.
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Asrar Al Tohid , I saggio di Abu Sai’d Abu’l-Khayr | |
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