• Oct 22 2025 - 15:57
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Le parole di amicizia e fraternità interreligiosa di Joseph Ellul

Pellegrinaggio e teologia sociale tra Islam e cristianesimo

Resoconto della conferenza sul libro Giubileo: Finestra sulla Teologia Sociale

La pubblicazione in Iran del libroGiubileo: Finestra sulla Teologia Sociale, prima del quale non v’erano documenti accademici in lingua persiana sull’argomento, ad opera del direttore dell’Istituto Culturale dell’Iran a Roma, il Dr. Sayyed Majid Emami, ha rappresentato un passo importante e innovativo nell’avvicinamento tra due popoli, quello italiano e quello iraniano, e due religioni, il cristianesimo cattolica e l’Islam Sciita.

Per l’occasione ha avuto modo di intervenire padre Joseph Ellul, che ha definito il libro “molto importante per le relazioni tra cristianesimo e shia”, rimarcando l’importanza che entrambe le religioni attribuiscono al pellegrinaggio. “Esso è un momento di preghiera, ma anche un’occasione per esaminare la propria vita e le proprie azioni. Lo scopo è quello di lasciare il luogo del pellegrinaggio come rinati, spiritualmente più forti. Dunque, pellegrinaggio significa sperimentare un cambiamento verso la santità”. Ha poi spiegato: “Sebbene la destinazione ideale del pellegrino cristiano sia la Terra Santa, Roma offre una meta non di poco conto. Essa fu scelta dal cristianesimo non in quanto capitale dell’Impero, bensì quale luogo di riposo di due grandi apostoli, Pietro e Paolo, giustiziati a cagione della loro fede. Il pellegrinaggio a Roma è dunque un modo per onorare coloro che diedero la vita per Gesù, coerentemente ai suoi insegnamenti”.

Riferendosi poi alla Repubblica Islamica dell’Iran, padre Ellul ha dichiarato di esserci stato per ben tre volte (due a Qom ed una a Mashhad), ove “non solo ho vissuto una meravigliosa esperienza, ma mi sono sentito a casa! Nei mausolei di Fatima Masumeh a Qom e dell’Imam Reza a Mashhad ho ritrovato la stessa atmosfera che aleggia a Roma durante il Giubileo: toccare le tombe dei martiri, anelare alla santità, dedicarsi ai più deboli, agli anziani… in fatto di pellegrinaggio, noi ci capiamo perfettamente”, ha scherzato.

“Per quanto riguarda i tempi sociali”, ha continuato il suo discorso, “rigetto la parolanuova teologia sociale, poiché credo che non ci sia nulla di veramente nuovo in una Chiesa che si occupa dei più deboli, come insegnato nella Bibbia. Credere in un solo Dio significa credere in un Dio creatore, legislatore e giudice, dunque il credente sa che sarà giudicato e che deve agire rettamente”. La Bibbia, in particolar modo, “contiene molti riferimenti a chi vive ai margini della società, come le vedove e gli orfani, e invita all’ospitalità. La salute è un dono che deve essere messo al servizio degli altri. Dare ai poveri non è un atto di carità, bensì di giustizia: questo è il messaggio dei profeti e anche del Profeta Muhammad. Islam e cristianesimo condividono infatti la condanna all’idolatria, l’opposizione all’ingiustizia e la consapevolezza del Giudizio Finale, quando ci sarà chiesto cosa avremo fatto per i poveri o se avremo visitato i malati. Gesù, in particolar modo, disse:Chiunque farà o non farà qualcosa, l’avrà fatta o non l’avrà fatta a me”, ribadendo in tal modo come l’insegnamento di Cristo fosse proprio di cercarlo in coloro che soffrono.

“I temi di giustizia sociale, condanna dell’idolatria, pietà per i poveri, biasimo per i ricchi, rispetto per i deboli della società, sono comuni al Corano e alla Bibbia, e rappresentano dei temi su cui vale la pena di riflettere”, ha concluso il suo intervento padre Joseph Ellul, ringraziando per l’invito e ricevendo dai partecipanti complimenti e inviti a continuare la relazione di amicizia e l’impegno al dialogo anche in futuro.

 

 

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