• Oct 7 2025 - 10:12
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La guerra alla tradizione e la resistenza della cultura

L’arte palestinese: l’altra vittima del massacro

Il massacro a Gaza ha mietuto molte vittime: alcune di queste sono l'arte e il patrimonio archeologico palestinese

Ormai gli occhi del mondo intero sono puntati su Gaza a partire dal 7 ottobre del 2023, quando, in seguito all’operazione Tempesta di Al-Aqsa condotta dalla Resistenza palestinese al fine di catturare degli ostaggi da poter poi scambiare con le controparti palestinesi trattenute ingiustamente nelle carceri israeliane, ha avuto inizio il massacro al quale stiamo assistendo ancora oggi. Tutti noi abbiamo avuto modo di guardare le immagini provenienti da Gaza: uomini e donne affamati, bambini mutilati, corpi senza vita, case diroccate. Come se non bastasse, v’è anche un’altra vittima del massacro posto in atto da Israele, e si tratta del patrimonio artistico e archeologico di Gaza.

Dopo il 7 ottobre, difatti, si è intensificata l’azione sistematica di Israele ai danni dei siti archeologici, artistici e storici nei territori palestinesi. Una strategia di rimozione culturale denunciata anche da Onu e Unesco e condannata da archeologi di tutto il mondo. Una delle ultime denunce in ordine di tempo è quella firmata e condivisa dall’associazione Archeologi del pubblico impiego, nata nel 2015 per difendere e promuovere il ruolo, il valore e la tutela del patrimonio archeologico italiano: “Come archeologi impegnati nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese, sentiamo l’esigenza e il dovere di esprimerci su quanto accade nella Striscia di Gaza e nel resto della Palestina. Se la priorità va senz’altro data all’emergenza umanitaria, ci sembra tuttavia necessario richiamare l’obbligo per una forza occupante di rispettare il diritto internazionale anche sul piano del patrimonio culturale. Al fianco della strage sistematica di civili e della creazione di un immenso campo di prigionia, che sta determinando sotto i nostri occhi un’immane carestia, si assiste infatti a una altrettanto sistematica distruzione del patrimonio storico e culturale. Archivi, biblioteche, monumenti architettonici, artistici e archeologici sono oggetto di una distruzione deliberata e diffusa”.

A maggio 2025, un monitoraggio condotto dall’Unesco accertava danni a 110 siti culturali palestinesi a partire dal 7 ottobre 2023: 13 siti religiosi, 77 edifici di interesse storico e/o artistico, 3 depositi di beni culturali mobili, 9 monumenti, 1 museo e 7 siti archeologici. Una grave e indiscriminata crescita dei siti interessati dal sistematico processo di distruzione e rimozione della memoria storica e della cultura palestinese intensificato da Israele negli ultimi mesi (un precedente rapporto dell’Onu riferiva di 75 siti danneggiati, tra cui chiese, moschee, musei, monumenti e siti archeologici, come il porto di Anthedon, il Cimitero di epoca tardo-romana, il Palazzo del Pascià, l’antico Hamam dei Samaritani di al-Samra, la Grande Moschea Omari, ma anche la Israa University con il suo museo e la Chiesa di San Porfirio). A settembre è toccato al deposito dell’Ebaf, la Scuola biblica e archeologica francese fondata nel 1890 a Gerusalemme, ubicata al piano terra di una torre di Gaza City colpita dall’aviazione israeliana. Il sito conteneva migliaia di pezzi tra anfore, mosaici e ceramiche raccolti in 30 anni di scavi, solo parzialmente messi in salvo prima che l’edificio fosse colpito (l’ordine di evacuazione è arrivato improvviso e tardivo), mentre gli altri sono andati distrutti per sempre.

Si tratta di una distruzione in gran parte mirata: un rapporto analitico di una commissione di indagine indipendente delle Nazioni Unite, approvato nel luglio 2025 dallo Human Rights Council, riconduce i danni a bombardamenti nel 71% dei casi; nel restante 29%, però, sono i bulldozer o i carri armati a distruggere siti culturali (come il Museo Al Mat’haf, primo museo archeologico di Gaza, saccheggiato, incendiato e demolito). E questo evidenzia l’intenzionalità di una strategia che l’Onu stessa definisce “parte di un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile e di un disegno deliberato di cancellazione culturale”. Se non bastasse, un ulteriore campanello d’allarme arriva dalla Cisgiordania, dove negli ultimi 5 mesi lo Stato maggiore per l’Archeologia dell’Amministrazione Civile israeliana ha dichiarato “siti di interesse archeologico” 60 località, ufficialmente con l’obiettivo di tutelarli, in realtà per mascherare il processo di sfollamento delle comunità palestinesi dalle proprie terre, per fare spazio ai coloni.

Ogni tentativo di distruggere la cultura e l’identità palestinese, ad ogni modo, è destinato a fallire. Come dimostrano i palestinesi stessi giorno dopo giorno, e da ormai decenni interi, l’attaccamento alla propria terra e alla propria identità non può essere scalfito da bombe, razzi, droni né bulldozer, giacché la volontà di questo popolo di sopravvivere, rivendicando il proprio diritto all’esistenza e all’autodeterminazione, è un grido talmente potente da non poter essere silenziato in alcun modo. Gaza sarà ricostruita mattone dopo mattone, le strade saranno riasfaltate e i musei e le biblioteche riapriranno le loro porte, garantendo la preservazione della cultura palestinese, da un lato, e il progresso dell’istruzione e del patrimonio intellettuale di questo popolo indomabile dall’altro.

Rome Italy

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