Le quartine persiane di Baba Tahir: poesia semplice che non si invecchia mai
Baba Tahir o Baba Taher Oryan Hamadani fu un poeta derviscio di Hamadan, in Iran, dell'XI secolo, la cui abilità nel comporre quartine e la semplicità delle sue poesie fu capace di affascinare tanto le élite quanto il popolo, allora come oggi. Scrisse: “È sera tardi e sto vagando ubriaco per sentieri sassosi – la tazza mi è caduta di mano, ma non si è rotta – il protettore l’ha tenuta al sicuro – oppure cento tazze si rompono prima di cadere”, e “Sono deluso dei miei occhi e del mio cuore – Perché il cuore ricorda ciò che vedono gli occhi – Voglio fare un pugnale di ferro – e con questo trafiggere i miei occhi così da emancipare il mio cuore”. I do-beyti di Baba Tahir sono semplici, scorrono fluidi e non lasciano perplessità nel lettore: queste qualità sono sicuramente il motivo per cui le sue poesie sono popolari sia tra la gente comune che tra le élite, tanto che alcune di esse sono ancora frequentemente utilizzate dal popolo. I temi principali delle sue poesie includono Dio, la natura e l'umanità.
L’astensione dai desideri mondani
Gli iraniani non ne hanno mai abbastanza delle illuminanti poesie Luri (un dialetto persiano sudoccidentale parlato dai Lurs dell’Iran) di Baba Tahir. Nelle sue poesie, Baba Tahir sostiene la compassione, la gentilezza, il sostegno reciproco e l'astensione da comportamenti oppressivi. A lui sono inoltre attribuite una serie di odi persiane (ghazal e qasida). Gli storici ritengono che Baba Tahir visse durante il regno di Tughril dell'Impero Selgiuchide, sostenendo anche che il titolo “baba” venisse tradizionalmente attribuito agli anziani giusti e che la gente chiamava Baba Tahir “Oryan” (che significa “nudo” in persiano) a causa del suo stile di scrittura esplicito e dell'astinenza dai desideri mondani. Egli non sembrava infatti aver bisogno di parole sofisticate e tecniche per esprimere i suoi pensieri attraverso la poesia, ed elogiò sempre la semplicità, l'umiltà e uno stile di vita stoico. “Kalamat e-Qesar” è un’altra opera di Baba Tahir degna di nota, in cui lega il misticismo alla scienza, la saggezza alla supplica. Le sue opere in Luri includono un libro intitolato “Saranjam”, incentrato sulle credenze mistiche e sufi, comprendente due qit’as (che significa “pezzo” o “frammento”) e una serie di odi (ghazal).
La sua vita
Sebbene la biografia di Baba Tahir non sia chiara, gli storici ritengono che abbia vissuto una vita tranquilla in un villaggio chiamato “Iraneh” presso la città di Malayer ad Hamedan, in Iran. In uno dei suoi do-beyti, Baba Tahir rivelò la propria data di nascita utilizzando le lettere abjad (un sistema di scrittura in cui sono rappresentate solo le consonanti, lasciando che i suoni vocalici siano dedotti dal lettore), indicando che era nato nel 937 d.C. Gli storici sostengono anche che Baba Tahir fosse vivo quando Tughril dell'Impero Selgiuchide entrò ad Hamadan nel 1049 d.C. Il poeta morì all'età di 85 anni ad Hamadan e la sua tomba si trova in un luogo chiamato “Bon Bazaar” vicino all’ingresso nord della città, proprio di fronte al santuario di Harith ibn Ali.
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