• Apr 29 2025 - 12:57
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La guerra al velo dell’Occidente

La guerra al velo dell’Occidente (notizie)

Le donne musulmane in Europa si sono dovute interfacciare con diversi ostacoli e con la violazione effettiva dei loro diritti

Oltre 500 milioni di persone abitano i Paesi dell’Unione Europea, molti dei quali vivono a stretto contatto con la più numerosa minoranza religiosa nel continente: i musulmani, la cui metà è composta da donne, molte delle quali assolvono all’obbligo di indossare l’hijab, proprio come le altre musulmane nel resto del mondo. La maggior parte di loro considera l’indossare l’hijab una scelta personale, nonché un modo per presentarsi e identificarsi. Ma cosa è l’hijab? Si tratta di un tipo di indumento che la donna è tenuta a indossare, coprendo alcune parti del suo corpo come il collo e la testa, mentre velarsi il viso non rientra nell’obbligo islamico. Ma negli anni più recenti, le donne musulmane con questo tipo di abbigliamento in Europa si sono dovute interfacciare con diversi ostacoli e con la violazione effettiva dei loro diritti.  

La libertà di religione non può certo essere ridotta alla pura fede e all’esperienza interiore, giacché il pensiero e la fede religiosa hanno aspetti comportamentali specifici che non possono essere separati dal comportamento religioso. Dunque, la libertà di religione dovrebbe essere garantita in entrambi gli ambiti della libertà di pensiero e comportamento. La libertà religiosa ha due fondamenti:

1: La possibilità di praticare liberamente la propria religione o di cambiarla e abbandonarla liberamente.

2: La libertà di adottare un comportamento e uno stile di vita religiosi.

Le donne musulmane, pur godendo di diritti civili, sociali, culturali e religiosi, come ogni altro essere umano nell’ambito sociale, si trovano ad affrontare un tipo di discriminazione e violenza verbale e perfino fisica che viola i loro diritti. Talvolta, questo tipo di molestie si verificano in forma organizzata e attraverso alcune delle leggi restrittive e discriminatorie che ledono l’identità individuale e sociale delle donne e delle ragazze musulmane, compreso un insieme di leggi associate all’assunzione, all’istruzione e all’occupazione. Ad esempio, nel 2018 si è verificato in Francia il caso di una dipendente di un asilo nido che è stata licenziata dal suo lavoro perché indossava un velo; ella, in realtà, indossava l’hijab da molto prima, ma quando è tornata dal congedo di maternità le è stato comunicato che non avrebbe più dovuto indossarlo sul posto di lavoro, quindi è stata licenziata. Inoltre, nel 2014 alcuni tribunali europei hanno emesso delle sentenze contro le giovani che nelle scuole primarie e secondarie si sono rifiutate di osservare queste leggi discriminatorie.

Le corti europee hanno riconosciuto il codice di abbigliamento islamico come parte della religione espressa nell’ambito stesso del culto, ciononostante si sono verificati i casi di Leyla Shahin e di Lucia Dahlab, in cui una corte europea ha permesso ad un governo europeo di vietare l’hijab. D’altro canto, le statistiche hanno dimostrato che nell’ambito delle norme limitanti e discriminatorie nei confronti delle donne e delle ragazze musulmane esiste un altro tipo di violazione dei diritti individuali in forma disorganizzata, che si manifesta in diverse forme anche nelle strade, nei trasporti pubblici e in qualsiasi area pubblica, dove molte delle esperienze delle vittime rimangono inespresse. Non c’è dubbio che la decisione presa dai governi europei in merito all’hijab delle donne musulmane residenti in quei Paesi, vietandolo o limitandolo, sia una palese violazione delle leggi internazionali e delle norme sui diritti umani, compreso l’articolo A, paragrafo 5 della Carta delle Nazioni Unite e l’articolo 18, paragrafo 19 e l’articolo 27 del Patto Internazionale Civile e Politico, nonché il Patto Europeo.

Sembra dunque che le leggi restrittive che hanno preso di mira direttamente le donne con l’hijab abbiano portato alla violazione dei loro diritti fondamentali in quanto aderenti ad una religione minoritaria in Europa, un problema che si aggrava in termini di numeri e frequenza.

Rome Italy

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