Un grido mondiale di giustizia e fratellanza
Faccia a faccia con l’imperialismo
La lotta all'imperialismo e all'arroganza globale è un dovere dell'umanità
Da quando la storia dell’umanità ha conosciuto l’arroganza, v’è stato tra gli uomini chi si è opposto ad essa con l’umiltà ed il rispetto. E da quando l’arroganza ha assunto la sua espressione più pericolosa e nociva, l’imperialismo, vi sono stati gruppi, popoli e intere nazioni che si sono contrapposti ad esso armandosi di altruismo, internazionalismo e senso di fratellanza. Da Cavallo Pazzo a Nelson Mandela, da Omar al-Mukhtar a Che Guevara, da Patrice Lumumba all’Imam Khomeini, voci da ogni angolo del mondo si sono levate per contrastare l’avanzata delle grandi potenze le quali, bramando la ricchezza, il potere ed il controllo, non hanno esitato a sottomettere i popoli più deboli e, all’occorrenza, perfino a sterminarne i più ardimentosi e fieri. Ne è un esempio oggi il popolo palestinese che, rifiutando di sottomettersi alle politiche imperialiste e colonialiste di Israele, e quindi degli Stati Uniti d’America, conduce una lotta instancabile in difesa della propria terra, della propria fede e della propria identità, ritrovandosi da solo – o quasi – a confrontare un nemico innumerevolmente più potente, più armato e di gran lunga più spietato. E, se da un lato una parte del mondo si è dimostrata sorda al grido di aiuto lanciato dai palestinesi, preferendo badare ai propri interessi materiali piuttosto che alle difficoltà di un intero popolo, dall’altro vi sono state nazioni che si sono erte quali barriere e difensori dei palestinesi, scegliendo di non voltarsi dall’altra parte e di assumersi la responsabilità di schierarsi dalla parte degli oppressi contro gli oppressori. La Repubblica Islamica dell’Iran, col suo sostegno incondizionato e costante alla causa palestinese, ne è l’esempio più eclatante, insieme allo Yemen, all’Iraq, al Libano e perfino a paesi europei quali l’Irlanda e la Spagna.
Combattere dalla parte degli oppressi è d’altronde un’ingiunzione coranica, espressa al settantacinquesimo versetto della Sura an-Nisa: “Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: «Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato»?”. In accordo a ciò, la politica iraniana è sempre stata indirizzata verso la lotta contro ogni forma di arroganza ed oppressione globale, dovunque nel mondo. Con queste parole l’Imam Khamenei, la Guida Suprema dell’Iran, si appellò al mondo intero: “È ovvio a tutti che le comunità umane sono esposte a una chiara oppressione. Tutti possono vedere chiaramente che le potenze dominanti stanno opprimendo nazioni indifese. Una superpotenza percorre migliaia di chilometri e impone la sua egemonia su un paese povero e indifeso della nostra regione, trasformano le cerimonie nuziali in funerali. I loro elicotteri inondano di morte la gente, demoliscono le case e a nessuno è permesso protestare”, aggiungendo: “Gli esseri umani dovrebbero riflettere e cercare di scoprire le cause di questi problemi, ovvero il sistema di egemonia, l’esistenza di due poli: coloro che dominano e coloro che sono dominati. Se le potenze dominanti non esistessero, il sistema di egemonia verrebbe annientato. Allo stesso modo, se coloro che sono dominati si rifiutassero di cedere al dominio, il sistema di egemonia crollerebbe”.
D’altronde, la difesa dei popoli oppressi e la lotta contro ogni oppressione rappresentano per la Repubblica Islamica dell’Iran un baluardo della propria Costituzione, nonché l’idea scatenante della Rivoluzione Islamica del 1979, e il popolo iraniano lo ha dimostrato da allora fino ad oggi, scegliendo sempre di schierarsi dalla parte degli oppressi, dei sofferenti, dei colonizzati contro gli oppressori, gli arroganti e i colonizzatori. L’Iran ha scelto la via più difficile su questa terra, fatta di lotta, sanzioni, sofferenza e morte, per poter ergersi a testa alta nel Giorno del Giudizio, quando ogni oppressore sarà giudicato per la sua crudeltà e ogni difensore sarà premiato per la sua diligenza. Forse gli imperialisti si arricchiranno in questa vita e crederanno di prosperare, ma il mondo sta già iniziando a capire quale sia la parte giusta della Storia, riconoscendo i meriti di quei popoli che, fino all’ultimo e mettendo a repentaglio la propria incolumità, si sono prodigati per difendere i più deboli.
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